Come si potrebbe fare, non so, ci sto pensando. Piove talmente tanto che non vedo nient'altro che acqua, se piango ora non se ne accorge nessuno. E so che sto per piangere. Le mie scarpe nuove sono piene di fango, ascolto "Merry-go-round" e cerco di scomparire, tra il sapore malinconico e le sfumature lo-fi, certe morbidezze sanno diventare graffianti, graffi esplosivi e introversi al tempo stesso, pochi tratti e il contesto è definito: una giornata polverosa e umida tra suoni dolorosi che sanno di garage come di shoegaze, dipende a quale minuto sei. "I'm in control" scorre ruvida e rabbiosa mentre sono totalmente fuori controllo, con le chitarre ossessive e la voce che è pasta pronta all'abrasione, "Fuck up" offre la cupa visione di rock in catene tra strisce bianche e infinite gallerie di luci e ombre, un'unica uscita, lontanissima. Continuo a calpestare la strada masticando sound statunitense e allentando alle volte la tensione con passi più lenti e gustosissimi assaggi di iperspazio elettromelodico, tra cespugli di noise e contrazioni nervose, soluzioni in previsione: nessuna. E fra brani d'anticamera e passaggi dall'acciaio al sogno, come vapore i Death by Pleasure si trasformano in goccioline a mescolarsi nella pioggia, intere batterie di umori e strutture e note immerse nell'uggia a far battaglia.
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