Non un lavoro che suoni estremamente nuovo, è la prima considerazione che mi sento di fare dopo aver ascoltato le prime tracce di questo "Primitive". Chitarre grasse, rumorose, nervose, dal ritmo incessante, incalzanti e piene di rabbia. Sonorità che si rifanno tanto allo stoner, quanto al crossover/nu metal degli anni 90. Cantato tagliente e melodie aggressive fanno in modo di creare un suono potente, deciso e corposo, quanto scarsamente innovativo.
Per carità, ciò che fanno lo fanno con bravura e nel loro genere sono fautori di un sound estremamente curato, il problema è che personalmente trovo il loro indirizzo un tantino superato e demodè, facendomi tornare in mente band come i Theory of a Deadman o Three days grace, tra le band americane più conosciute della scena post grunge, tanto seguita nella patria a stelle e strisce quanto snobbata e scarsamente aderente agli umori ed amori nostrani.
Da Arezzo come se fosse l'America, tra adrenalina a palla come in "The higher truth" (brano meglio riuscito del disco) e pezzi troppo ripetitivi. I Fudosatellite hanno sbagliato periodo e spazio geografico per uscire fuori con un lavoro del genere e, sebbene sia sbagliato parlare per ipotesi, questi quattro ragazzi aretini avrebbero avuto grossa fortuna se fossero nati oltreoceano. Hanno bisogno di insistere maggiormente sui momenti più stoner e lasciar perdere le derive post o nu difficilmente apprezzate dalla platea del Belpaese.
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