Gli Svetlanas. Ovvero che la rivoluzione russa i libri di storia se la sono rosicata restituendocela come un torsolo di mela scaduto. Ovvero che Marx ed Engels sono solo i rammarichi per intellettuali ultrapoetici e sovieticamente romantici. Ovvero che uno shot di vodka e dimentichi tutto, smettendo di domandarti pure il significato storicamente determinato di questo Niente.
Gli Svetlanas li ho sentiti in queste cinque tracce punk. Dove dentro ci ho visto quello che il punk negli anni sta disperatamente perdendo per strada mentre cambia la pelle. Sono solo le molliche di Hänsel e Gretel quelle che ci riporteranno a casa, e perché non raccoglierle e andare un po' a ritroso verso la storia?
Stile grezzo e ritmi serrati, senza contaminazioni, senza ghirigori stilistici (ché il tempo stringe e il barocco non è più cosa per noi). Tensione e razionalità. Melodie squadrate e corde di basso slabbrate. Schegge urlate con quell'orgoglio vaginale che solo le Devotchkas. Angela Buccella alla voce, Diste (Sottopressione) alla batteria, per una formazione che presenta una prima prova discografica che se fosse in vinile sarebbe già da bacheca.
La poesia sta a zero. L'estetismo sta a zero. Gli intellettuali cedono. I giri di parola smorzano i toni davanti la bellezza struggente della semplicità. Una foto di Rodchenko. Una brocca di Kvass servita con pane e menta, dentro il freddo moscovita, mentre in sottofondo una radiolina sussurra "hey ho let's go!".
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