Nell'intervista leggi che per creare le loro canzoni seguono una metodologia che ricorda molto i Liars: registrano e campionano i singoli strumenti e poi li sommano, loop su loop. Citano i Wire, i Velvet Underground, tu ci aggiungi i This Heat ed i Pil tranquillo che il cerchio si chiuda senza problemi. Invece non si chiude, qualcosa non la inquadri perfettamente. E va oltre la tribalità, o il noise trattato con il riverbero. La voce assomiglia a molte altre ma a nessuna nello specifico. Potrebbe essere un ep mai uscito dei Suicide ma con molta più cattiveria, strumenti che non c'entrano nulla tra loro e cori sciamanici che ti portano altrove. E la cosa pazzesca è che tutto profuma di genuina naturalezza, come se questi pezzi fossero venuti così, per caso, quasi distrattamente o non mettendoci il massimo dell'impegno. Sono le classiche cose che io definisco geniali. E probabilmente i Buzz Aldrin lo sono davvero, dei geni.
Un disco che passa e spazza via ogni dubbio pur non facendoti capire che cosa hai ascoltato realmente. Mi capita poche volte di sentirne così.
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