Quanto tepore, sotto vuoto spinto, pura afa al centopercento. Il vento non esiste da giorni, capita anche dove fa sempre inverno: chilometri di aria immobile. Tocca togliersi le scarpe e agitarsi un po' con i Bad blood, che grattano pezzi come i chiodi l'asfalto: grezzi e scapigliati sulle orme dei Nirvana di "Bleach", non mancano di passaggi sorridenti e momenti di relax, tra noise minimalista e punk duro fuori e morbido dentro, stoppengò e giovani Sonic Youth, non puoi esimerti dal movimento. Raschia livida la voce che ha sete e strilla grunge con palese desiderio di anni novanta in ogni lato, e poi ti giri e trovi la cattiveria romantica di "Sound of rain": bella. E' un rincorrersi di brani asciutti che ingoiano chitarre e sputano rabbia, secchi telai senza orpelli geometricamente concepiti per restare, compatti, in uno spazio piccolo e concentrato di trentasette minuti, niente sprechi, trama ruvida e gola ovunque. Un lavoro ben eseguito che gioca sul tatto più che sul gusto, fisico ed essenziale: manca a tratti di originalità ma convince nel complesso, e si mangia golosamente. In un solo boccone.
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