L'aria è ferma, e celeste. Celeste filante di pensieri affatto assopiti, di foglie statiche che disegnano sagome elementari col verde che è loro proprio. Si insinua l'intro come gocce in una spugna, e quasi inconsapevolmente si passa da un brano all'altro, si attraversano sentieri immaginari fatti di elettronica e cielo, sguardi e jazz. Sofisticato e morbido, Carlo Spera avvolge con la sua musica eterogenea e chimica lasciando spazio alle note per tutto il tempo, la voce diventa uno strumento pallido e servile per rincorrere gli artifici di "Incoming storm", un gioco teso fra horror e psichedelia in "Solstice". Il pianoforte leviga certe asperità da tecnicismo e trasforma in un sottofondo melodico una sostanza estremamente rigida nei suoi assetti da sampler, mentre i pezzi si inseguono tentando la strada di un polistrumentismo d'autore che vacilla sotto la spinta invadente di una ricercatezza affettata e di profondità posticce, corsi e ricorsi di esperimenti strumentali che rischiano sempre di tirar troppo la corda. Un lavoro bidimensionale che nonostante la cura capace non riesce a trovare un suo precipuo significato, e una misura, più adatto ad accompagnare una pellicola cinematografica che l'orecchio affamato di un ascoltatore casalingo.
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La recensione Electric Sky Music di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-06-17 00:00:00
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