Essere figlio d'arte non si accompagna sempre ad un esordio artistico precoce. Per fortuna, chè poi si diventa troppo scontati. Lui, Mario Grande, figlio del poeta e giornalista Adriano Grande, ha covato nell'intimo per anni la sua grande passione di scrivere canzoni, non si è lanciato allo sbaraglio ed ha aspettato la piena maturità per farsi conoscere. Autoprodotto e scritto in toto dallo stesso Mario, l'album si presenta come una piacevole sorpresa e dimostra che l'età non conta e quando l'ingegno creativo scorre nelle vene, prima o poi troverà modo di uscire. Il suo viaggio nel tempo diventa anche un viaggio attraverso diversi spunti musicali per le melodie e tematici per i testi. Fedele sempre alla tradizione pop cantautorale italiana, si cimenta in sfumature rock in "Tempo da dividere" o esce dai confini per assaggi latino americani in "Vivo", polemizza con il mondo dei media in "Credimi" a dare prova che il suo è un esordio ricco di contenuto. C'è un sapore popolare che si stende sullo sfondo, rispolvera la generazione degli autori sicuri di sé alla Riccardo Cocciante, a tratti sagace e pungente come sa essere Mario Venuti nei suoi ritornelli piccanti. È un disco pacato, ma fresco, da assaporare in un atmosfera di pace. E se la vita comincia a quarant'anni questo successo è solo all'inizio!
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