Quando credi che il freddo sia finito non è mai vero, è un fatto, è così. E lo vedo bene da qui, l'aria non è più trasparente come ieri, è sfumature di polvere. Tra rami di vento la leggerezza dei Plan de fuga che scrivono con punta sottile brani light e orecchiabili, delicate primizie da mordicchiare nel pomeriggio. Al ritmo di battiti di ciglia si scoprono gli anni di "Pablo honey", si ama Jeff Buckley, qualcuno rammenta dei Grant Lee Buffalo: tanta morbidezza intimistica si diffonde con "Your side" come con "This time", aperture d'ali postrock in "Orange room", lenta ogni cosa e sussurrata all'apice di una lacrima, o di una riflessione un po' più amara. Il paesaggio rimane statico nel suo aspettare mentre la musica continua a sorprendermi, perché devo ammettere che non li ricordavo così, così piacevoli e lineari, capaci di prendere più spunti e miscelarli rendendo l'alternarsi dei pezzi un su e giù tra indierock in movimento e strizzatine d'occhi e pop lieve e incantato come bolle di sapone malinconiche. Seppure io non riesca a trovare una vera vena personale - c'è poco di lucido e nuovo - ascoltare questo cd crea agevoli sedute per i pensieri, una mano dove posare il mento. Comodi angoli dove abbandonarsi un po'.
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