A prima vista, e parlo di impatto visivo (packaging, foto...) il disco dei sammarinesi Stellar Gipsy rievoca epoche lontane, andando palesemente a ripescare dagli anni ‘60 e ‘70, in cui i Pink Floyd cominciavano a percorrere la loro strada fatta di psichedelia e rock, e i Led Zeppelin davano vita all’hard rock con dei riff di chitarra che hanno portato un sacco di persone ad imbracciare una chitarra. Purtroppo però le promesse non vengono sempre mantenute e questo è uno di quei casi.
La qualità dei brani in generale non è male, ma è viziata dalla voce un po’ stridula (sul genere di Dave Mustaine, dei Megadeth) e da una preponderanza della chitarra un po’ troppo marcata che risulta a tratti piuttosto stucchevole. In certi episodi, quando vengono messe in secondo piano le venature più spiccatamente metal, viene fuori in modo più marcato la matrice blues, sembra di sentire gli AC/DC di “’74 Jailbreak”, con un po’ meno tiro e un qualche assolo chilometrico in più, sia di chitarra che di batteria, quasi come se della musica psichedelica si sia tratta ispirazione per le durate dei brani (su tutti valgano gli 11:13 minuti di “Give me reason”, mentre i 13:00 minuti di Rainbow Way non contano perché c’è la ghost song, di cui sinceramente non c’era un gran bisogno). Merita tra gli episodi del CD una citazione l’unica cover, di “Wrong Time” degli Spooky Tooth, in cui risalta bene l’intreccio tra hard rock e blues e le due correnti riescono a fondersi in quello che forse è il miglior suono degli Stellar Gipsy.
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La recensione Rainbow Way di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-02-13 00:00:00
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