La Unhip Records spegne la sua ventesima candelina. Venti sono infatti le produzioni che in poco meno di sette anni portano musicalmente la firma dell'etichetta bolognese. A festeggiare il traguardo raggiunto, è l'uscita di un album importante, composito, dalle tonalità carminio, frutto di un chitarrista talentuoso e poliedrico: Egle Sommacal che ha marchiato a fuoco gli anni 90 italiani insieme ad Emidio Clementi e Vittoria Burattini, con la crudezza della loro narrazione musicale e la poeticità dei loro racconti il rock alternativo italiano, con una band che porta fortunatamente ancora il nome di Massimo Volume. Sommacal è oggi un musicista schivo, elegante, motore compositivo di progetti musicali notevoli come gli Ulan Bator, i viaggi sonori che accompagnano le produzioni narrative di Wu Ming ("Pontiac, storia di una rivolta"), o le gesta di pellicole come "Almost Blue" di Alex Infascelli. In questo secondo disco: "Tanto non arriva", manipola a suo piacimento l'enorme consistenza della sostanza uditiva alla base di questa composizione, la plasma attraverso il filtro chitarristico e infine incarna il magma sonoro in undici brani dalla struttura corposa e trasversale. I suoi assoli viaggiano sinuosi e raffinati alla ricerca della pienezza musicale, capaci di innescare anelli di fumo attorno alle cime innevate che lo circondano. Sono forme sonore che ispezionano il jazz e centellinano il blues d'annata, che pur avendo una fisionomia mutante, riescono ad essere condensate in reticolati fortemente organici. Abbandonate le suggestioni acustiche a favore di una maggiore elettricità, Sommacal bilancia arrangiamenti notturni a fiati corposi, fraseggi di chitarra moderna che hanno ispirazioni lontane ma scandidono l'ondata musicale del presente. E' una galoppata elettrificata, ritmicamente espressiva che rinnova gli arrangiamenti ed è flusso di suoni che sgorga senza filtri. La tromba scivola leggera sull'onda delle memorie, accenna, allude. La musica esce dal guscio più profondo e ritmicamente si apre, si scioglie. I toni sono sempre misurati, i gesti senza eccessi, con una sobrietà che non è solo scelta stilistica ma pudore di sporcare ciò che già funziona, senza carichi eccessivi. Gli strumenti dialogano, giocano su intrecci costruiti intorno a note necessarie, liberi di cercarsi e di rispondersi sul soffio di un'improvvisazione, figlia di una sintonia cercata, voluta. Sommacal diventa così direttore d'orchestra generoso, introspettivo, essenziale. Fascino puro, al servizio oggi della musa del jazz.
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La recensione Tanto non arriva di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-05-26 00:00:00
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