Non sono mai stato in sintonia con i suoni che scorrono a cavallo di onde lunghe e tenebrose, per questo fatico non poco a mettermi in contatto con la musica che defluisce dall'ascolto di Cielo Sprecato, autoproduzione dei romani Diniego.
Senza dubbio il Dark e' il genere di riferimento, ma le note prodotte dal quintetto romano tremano di sovente sotto l'effeto di impulsi elettrici dalle sembianze futuristiche.
Un CD che scorre a folate, sospinto da una cadenza angosciante che attinge colori dalla scala dei grigi, dipingendo scene notturne e frammenti di eclissi, senza mai dare spazio alle tinte dell'arcobaleno.
Dieci brani in preda all'oblio, decantati da una delirante voce femminile che sembra assumere le sembianze di una sacerdotessa in preda a lamenti medievali.
Le chitarre taglienti e le tastiere glaciali definiscono un suono di grande atmosfera, poggiato su ritmiche e percussioni che conferiscono alle composizioni quel tono triste e fastidioso capace di pizzicare le corde piu' profonde e annebbiate.
In tal senso i Joy Division sono la genesi del tutto e i tentativi di imitarli sono quasi sempre falliti miseramente... i Diniego sembrano avere la percezione dei propri limiti e, pur pagando il dovuto dazio ai grandi maestri, cercano di spostarsi su sentieri meno grandiosi, ma in grado di fargli percorre una strada dignitosa verso una certa autonomia artistica, cosa rara e preziosa in un genere ormai caduto nel dimenticatoio, ma che gode ancora di un pubblico attento e ansioso di veder tornare in auge l'oscurita'.
Meritano rispetto.
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La recensione Cielo Sprecato di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-02-14 00:00:00
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