Recensire un disco di M. Bubola non è storia facile per diversi motivi : è uno dei cantautori più sottovalutati dal pubblico nel nostro panorama, ha scritto pezzi indimenticabili per De Andrè e i Gang, solo per fare due nomi, e ha prodotto il disco d'esordio di uno dei gruppi più originali della nazione, quegli Estra che tutti portano, a ragione, sul palmo della mano.
Con credenziali del genere non ci dovrebbero essere assolutamente dubbi sulle capacità di quest'autore, in giro fin dal 1976 e mai considerato per la sua effettiva bravura. L'ultimo lavoro edito da alcuni mesi non fa altro che confermare le sue doti : 13 episodi che mischiano ancora una volta il background cantautorale con la tradizione americana. Non è casuale il duetto con Ruth Gerson in "Mio capitano", canzone macchiata da passaggi country e abbellita da una slide.
Oltre agli ottimi arrangiamenti, anche le liriche risaltano per lo spessore : si va dai riferimenti a personaggi famosi ("Dino Campana") a richiami di luoghi solo in parte ideali ("Svegliati S. Giovanni") ; tuttavia il tema ricorrente nei testi è l'amore con le sue mille sfaccettature ("Addio & goodbye", "Ma non ho te", "Spegni la luce"), mai reso in maniera banale, ma raccontato attraverso un rock che ricorda Tom Petty e Mellencamp, Willie Nile e il primo Steve Earle, naturalmente rielaborato con saggezza dalla mano di Bubola.
C'è anche spazio per le storie, tanto che "Cuori ribelli" e "Corvi", due canzoni di lotta, non sfigurerebbero se si tentasse un accostamento con i songwriters americani ; e proprio in questi momenti che ci si convince della proposta di quest'artista, maestro per tutti quei "Ligabue in erba" che tentano di adattare particolari sonorità d'oltreocano con la lingua italiana, compito sempre troppo difficile da realizzare.
Magari un giorno qualche critico poco informato, incuriosito dalle melodie del cantautore in questione, deciderà di fare l'ennesimo speciale sul 'rock in italiano' inserendolo nello spazio 'Promesse' : quello sarà il momento buono per fidarsi solo delle proprie orecchie.
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La recensione Mon Trésor di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1998-01-17 00:00:00
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