Una delle mie magliette preferite riporta la scritta "Analog is warmer", concetto che ben si lega al disco d'esordio dei Thank you for the drum machine, band che a poco più di un anno dalla propria formazione si è ritrovata a calcare il palco dell'Heineken Jammin' Festival del 2008. I quattro aretini propongono una new-wave spigolosissima e sofisticata, ben sorretta da sintetizzatori, drum machine e strumenti giocattolo di ogni forma e dimensione.
Nulla di trascendentale né di particolarmente innovativo, tutti i clichè del genere rispondono all'appello, ed in più di un caso sono proprio gli stessi sintetizzatori a sostenere la melodia con risultati non sempre incoraggianti: puoi riempire i brani di schegge elettroniche e addobbare i pezzi come vuoi, ma se a mancare è la Melodia, il brano non ha sostanza ed è solo un esercizio di stile. Seppur la produzione a cura di Paolo Alberta (fonico dei Negrita) sia ineccepibile, dei dodici brani si ricorda davvero poco, ad eccezione di "8-bit" (il pezzo che più si discosta dallo standard e che tira in ballo sonorità scure e crepuscolari à la Interpol) e l'ipnotica traccia conclusiva "Lights are fading out". All'opposto, "Black Afternoon" strizza l'occhio alla parte più paracula e supponente della discografia dei Franz Ferdinand; ancora, "I feel so better" mette insieme la base di "Lungimiranza" degli Offlaga Disco Pax (la somiglianza è imbarazzante!) al punk-funk dei primi Disco Drive.
Derivativi, esclusivamente intenti a vestire i brani di ornamenti brillanti e patinati, i TYFTDM sembrano privi dell'amalgama atteso, forse a causa di un "rodaggio" ancora troppo esiguo. Diamogli tempo e fiducia.
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