Sole e voci, molte voci diverse, colori, gesti delicati, dormiveglia sognanti, ci sono tante cose dentro a questo disco, e Luciano Margorani possiede tutta la bravura e la grazia necessaria a farle convivere senza che nulla suoni fuori posto.
Tante le collaborazioni, anche, che uno a leggerne la lista quasi si fa mettere soggezione: per restare in Italia (e comunque gli ospiti esteri non mancano) ci sono Christian Alati (già nei Gatto Ciliegia contro il grande freddo e solista per la Canebagnato Records), e poi la voce e le parole di Umberto Fiori degli Stormy Six, che disegnano il mondo nei primi cinque pezzi. Un mondo popolato di case che hanno occhi e sorrisi e pensieri, come nei disegni dei bambini, un mondo in cui gli oggetti rispecchiano gli uomini e condividono con loro una vita in cui "parlare è sempre troppo e non è mai abbastanza". Il flauto è il loro respiro, le chitarre le fondamenta, sono frammenti minimi – e a volte minimali, scarni eppure densissimi – di un paesaggio che torna familiare anche senza averlo mai visto prima.
E' un pregio di questo lavoro la sua immediatezza, una linearità di fondo che fa riconoscere al volo temi e impostazione. Sono i dettagli, i suoni, poi, a fare la differenza, a mettermi in crisi quando cerco di raccontarli: precisi e spiazzanti, semplici ma ricchi di sorprese, richiedono tempo per catturarli, e intanto queste "pseudocanzoni" le sto ascoltando da mesi e non mi sono ancora stancata. Soluzioni armoniche e arrangiamenti sono intagliati con cura, leggeri ma non banali, con ansie trattenute e allegrie che non hanno bisogno di diventare sguaiate. Sia che si tratti di tre accordi di chitarra acustica o dei ritmi vivaci dei primi brani, sia quando – come negli ultimi pezzi strumentali o in quelli cantati da Elaine Di Falco – ci si abbandona a sonorità più scure, le due anime del disco scorrono come pomeriggio assolato e crepuscolo della stessa giornata limpida. Uno di quei giorni senza grandi eventi e però felici, in cui la malinconia ti prende a tradimento se ti rendi conto all'improvviso che ormai sono passati.
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La recensione Pseudocanzoni di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-04-07 00:00:00
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