Fasci di luce piena, vibrazioni d'aria croccante, caldo. Il potere dell'immaginario è forte e presente, mi convince che sono prossime altre stagioni, altri venti e cieli, certamente altrove. Sperimentare è il tema, elettronica la base, onirica la struttura. L'ascolto dei Medusa's Spite è inoltrarsi nelle trame profondamente romantiche di "Cat black D" per sparire, ipnosi di cerchi concentrici soffiati nel sapone, lacrime di velluto e miele in "Soon", delizioso singolo di morbidissima new wave, raggomitolarsi tra i brani e seguire il racconto di un ragazzo precipitato sulla terra da chissaddove. Tutto è meraviglia, le giuste aperture e il tono solenne, melanconia sintetica e tastiere imperanti, e Bowie e Smashing Pumpkins e Pink Floyd tra gli slanci pop ballabili di "Falling" e le gocce di voce di "Blue room", ricordando i Suede e continuando a sognare di empirei dolcissimi, nel più tenero incanto. "Morning doors (the glass path)" è uno splendore, archetipo di completezza e spessore, equilibrio e stimoli, godibilissimo anche nel micidiale caldo di questi infiniti giorni d'estate.
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