V-Device
Calling Europe 2012 - Stoner, Rock, Grunge

Calling Europe

Coloro che mettono in scena riffoni muscolosi e voci disperate danno spesso l'impressione di andare a rimorchio anziché provare a dare una scossa al sistema. Tipo i V-Device.

La peculiarità del grunge sta nel fatto che le band che oggi lo suonano vengono trattate alla stregua di metallari espulsi dagli anni Novanta, palesemente sfasati rispetto al corso attuale degli eventi. In più, al di fuori del quartetto Nirvana, Pearl Jam, Soundgarden e Alice In Chains (peraltro quattro modi diversi di intendere lo stesso discorso), coloro che mettono in scena riffoni muscolosi e voci disperate danno spesso l'impressione di andare a rimorchio anziché provare a dare una scossa al sistema. Una situazione paradossale, che colpisce in pieno i V-Device. Non fosse altro per quel cantante e chitarrista che strascica le corde vocali con lo stesso timbro da tenore grunge di Eddie Vedder. Dando l'impressione che abbia fatto i compiti copiando dal compagno di classe più bravo.

Nonostante l'affiatamento e anche una dose di apprezzabile incoscienza nel proporre suoni che le nuove generazioni ignorano con scarso senso della storia e dell'estetica, "Calling Europe" sembra una versione povera di "Vs.". I brani sono energici ma prevedibili, con melodie vocali che vanno esattamente dove ci si aspetta, mentre il resto del gruppo costruisce il suo hard rock standard. Ci sono comunque anche robe interessanti, tipo il vigore punk di "Hush" che asciuga la scrittura del complesso e svecchia le sonorità, oppure la psichedelia di "Waterfall", che sterza bene sul dark anche grazie alla tastiera.

Sia chiaro, non sempre è una colpa ispirarsi palesemente a qualcuno. I Bush, per dire, giocavano a fare i Nirvanini eppure fecero grandi canzoni. Nei V-Device la tecnica c'è, così come si percepisce un talento rock che potrebbe esplodere in futuro. L'attesa è tutta per le prossime mosse.

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