Un album decisamente bello questo omonimo lavoro dei Kozminski, gruppo milanese al suo secondo disco. Registrato nell'aprile 2009, contiene dei pezzi ben curati, suoni diversificati e suggestivi, melodie azzeccate e liriche mai troppo banali. Oscillano tra un'attitudine grunge che fa pensare ai Verdena ("Matera"), un gusto del noise che li spinge verso certi lavori di Giorgio Canali ("Così") e un approccio più cantautoriale, riflessivo e malinconico, vicino alle canzoni di un De Gregori, per intenderci ("Il cane", "Estate").
L'album scorre via veloce, leggero. Gli arrangiamenti non sono mai troppo complicati. E, se risulta abbastanza difficile etichettare questo gruppo, inserirlo entro un genere ben definito, è per via della sua originalità e genuinità. Degna di menzione è "Il sole delle otto", che racconta un episodio surreale e tragicomico – un fallito tentativo di approccio al bar – in una maniera così riuscita da risultare veramente interessante. Geniale la chitarra funky che sostiene il lavoro al basso del pianoforte. Coinvolgente il ritmo. Dolce e volatile la voce. Da segnalare anche la quinta traccia, "Milano", che riflette sulla città in una maniera inquietante ma realistica: "La domanda è ancora: chi comanda? Se qualcuno si sta mangiando la città. E se anche lui lo sa che qui si affonda. Che si muore, in questa umidità.
Se vogliamo trovare una pecca in questo lavoro, è forse la necessità di donargli una maggiore trasparenza, un "alleggerimento" generale che possa rendere lo stile del gruppo ancora più immediato e comunicativo. Ma non abbiamo alcuna fretta: dando tempo al tempo, i Kozminski potrebbero facilmente perfezionarsi e fare un bel salto di livello. Verso l'alto, beninteso.
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