Ecco uno di quei gruppi su cui varrebbe la pena scommetterci almeno un euro. I Wora Wora Washington sono di Venezia e fanno "emotronic", etichetta esplicativa quanto fuorviante. Già, perché i tre sembrano perfettamente in grado di mescolare generi ben differenti con disinvoltura ed eleganza. Le coordinate del progetto sono ben definite: i ritmi sincopati della techno; un cantato talvolta urlato, talvolta più quieto, ma sempre borderline; i sintetizzatori a rendere l'amalgama ancora più sofisticato quanto effimero. Su tutto ciò, i riverberi post-punk si insinuano negli angoli più nascosti del cuore: impossibile non muovere la testa su "Seven Days", "Daisy" e "Mike's Head", brani capaci di rivelare all'ascoltatore un immaginario fatto di malinconia e rivalsa in un tramonto accecante, appena prima delle tenebre.
Eppure, la prima impressione non era stata particolarmente positiva: l'apertura di "Twister" mostrava un cantato tipicamente emo su una base rock/Ebm, facendo pensare ad un lavoro diretto quanto superficiale. Come anche l'inutile traccia conclusiva "Cooking meringues" interamente strumentale, un esercizio di stile posto forse ad omaggiare le proprie influenze kraut-rock. E' invece sulla lunga distanza dell'album che i WWW mostrano tutta la loro intensità e preparazione: l'abilità di passare dal nu-rave dei Klaxons alle derivazioni industrial dei Nine Inch Nails, dagli assoli post-punk alla new wave più electro, stile New Order. Ne sentiremo parlare ancora.
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