Meets Vision Art Portfolio 2009 -

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Un mio caro amico s'è fatto una tizia orientale. Voleva farlo e tanto ci ha creduto che ha messo il bollino Siae sulla nippo-placca. Questo per dirvi che una componente della crew Meets Vision Art è simil-orientale (non giudicate il modo, guardate le stelle). Il nome del progetto però da questa recensione io vorrei che fosse Portfolio, per cui titoli e sottotitoli a parte, 'sti ragazzi da mò si chiamano i Portfolio. Gente con un leggero passato nel writing (per loro ora è visual art e graphic design) e un futuro di coloured dress e street wear da H&M. A parte questo quando ho ascoltato per la prima volta 'sta cosa mi son detto oh sempre meglio che quegli accalappiacani degli Uochi Tochi. Ma qualcosa puzza. Per esempio il pezzo con Keith Murray, rapstar americana. Non per fare quello che le sa tutte, ma quella acapella è presa (spero con autorizzazione, nel disco non ci sono riferimenti) dal disco di Dj Jad "Milano – New York", non a caso Keith Murray nel pezzo più volte dice "yo Vitoo" (vero nome di Jad) o anche "Polooo" (rapper della Famiglia che aveva fatto parte del progetto). Per cui rmx pirata, non male, ma magari ripulire un po' il rap di Murray per rendere il remix meno infantile, no? Ma non è questo che volevo dirvi. E' l'orientale, al centro del booklet, con cuffiette WESC, che sembra la tizia delle CSS seduta a parco Sempione. Ah ecco… volevo dirvi che non è giusto irrigidirsi se vi ho raccontato la storia del mio amico (dico alle femministe sessiste tuttiste). Non dovevo, non dovevo e invece sono. Se l'è fatta e punto. Così come chi ha prodotto i beat dei Portfolio, se li è fatti e ciao. Raffinati, con uno schizzo di sax e vocine che sfumano, beat spesso leggeri, mood morbido e tranne un paio di dirty-tracks il resto è slow music. L'hip hop non è quello che fai (per cui in questo caso c'entra zero). E' evidente il tentativo di creare un fluido percorso video grazie ad un suono (perché dovevo nascere silenzio, ma sono nato suono). Non si capisce bene cosa i tre sardi (un assotziu de musiga et unu pagu de disegnu a computer) facciano e per questo sarebbe bello vederseli dal vivo. Metterli lì, breezy e felici dietro al Mac (figurati se hanno un pc) a ballare sulle strumentali. I Portfolio suonano avant-Mac-beat (pensa se mi sbaglio e hanno il pc, figuraccia euroasiatica) che è una versione nerd della roba seria (ma comunque spesso degna di nota). Chiudiamola qui. Perché dovevo nascere unito, e sono nato solo. Ok, dico una cosa seria? Grazie ai Portfolio J-Dilla ha un senso anche in Italia. Non importa quanto siano fighetti questi tre, non lo so, so che chiudono con uno skit-off che campiona due frasi storiche. 1) Questo business della musica è una merda, chi non sta all'erta si infogna. 2) E' inutile mirare alla top ten se non sai cosa vuol dire rapresent! Mica penso a chi le ha scritte, ma ai Portfolio che dimostrano di sapere di cosa stanno parlando. Col nome nuovo e un paio di aggiustini qua e là i Portfolio ipnotizzeranno la vostra voglia di rimanere italiani dentro e vi porteranno altrove, proprio là dove non ci piove.

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La recensione Portfolio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-07-14 00:00:00

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