Un errore di sistema, una nota schizoide che fa terra bruciata del pentagramma e schiva qualsivoglia catalogazione di genere o riferimento possibile. "Epyks" è una scheggia musicale impazzita, una storia di androidi dalle fattezze umane ma dal tessuto sonoro alieno, che distorce linee di basso e chitarra, pesta tasti bianchi e neri, manipola inserti di musica concreta con cannoni che sputano fuochi d'elettronica. Questo white rabbit che dispensa estro e visionarietà ed è genorosa creatura della terra veneta è una gustosa anomalia fuoriuscita dal cilindro del Cappellaio Matto che in ambito indipendente italiano porta il nome di Trovarobato. Ci sono cavalcate bandistiche e fracassoni strumentali che sfociano in tiratissimi e potenti brani dalla natura mutante, un perenne disequilibrio strutturale, code stranianti e instabili, ritmiche filtrate da ingranaggi elettrici: uno sguardo da improvvisatori volontari capace di raggiungere picchi di multisensoriale suono postmoderno. Il decollo dell'astronove degli Eterea Post Bong Band è una rotta non meglio identificata, un filo d'Arianna non riannodabile, una composizione dall'odore dadaista e dal sapore ferragginosamente carnale. E' un bivio con due direzioni possibili: salire senza scialuppa sulla navicella considerando la possibilità che dal viaggio non si faccia ritorno o rimanere a terra, rilassarsi ed espirare con la giusta tranquillità, fare ritorno al proprio focolare e vedere però nella partenza di questi quattro condottieri e nei nostri piedi ancorati al suolo, la nostra incapacità di esplorare lo sconosciuto, il gusto per quello che poteva essere e invece non è stato.
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