"Abbiamo bisogno di un vero cambiamento, dobbiamo cambiare il nostro cuore, la nostra mente, la nostra visione". Così recita, tradotto in italiano, il testo di un brano degli Agricantus. E sono parole importanti, solo in apparenza banali: fanno comprendere quale sia lo spirito che anima questo gruppo italiano ed internazionale allo stesso tempo. Gli Agricantus, ormai da diversi anni maestri della contaminazione tra generi e linguaggi artistici, confermano ed ampliano il loro modo di concepire la musica come strumento per capire il mondo (perchè cambiarlo è troppo al giorno d'oggi), conoscere le sue zone discriminate (in questo caso il Tibet) e i suoi popoli ricchi di storie da raccontare. A beneficio del potenziale acquirente di questo doppio "Etnosphere", va detto subito che i due cd sono di grande livello anche se si può avere un po' di difficoltà ad ascoltarli interamente e senza interruzioni. La musica etnica è così: da un lato è fonte inesauribile di emozioni ma dall'altro può risultare poco accessibile.
Il primo volume di "Etnosphere" è incentrato su sonorità più spirituali, eteree come solo gli Agricantus riescono a fare. Alcuni tappeti sonori sembrano immergersi nell'acqua, riempiono in un colpo la stanza in cui li state ascoltando, come un moderno trip psichedelico. Poi c'è "Rang-Wang Tibet" dedicata al popolo tibetano che ha dei crescendo di violino molto affascinanti. "Da più di trent'anni il tibet è un paese occupato... in tanti fuggono ed ora sono sparsi in tutto il mondo e portano la saggezza che neanche il nemico più grande potrà mai sconfiggere".Questo l'accorato monito degli Agricantus che si augurano la libertà per il martoriato Tibet. Non c'è che dire: quando si parla degli Agricantus non si possono separare musica e parole, forma sonora e sentimento sottostante, in pratica nel loro caso l'arte è il prolungamento dell'uomo. Se questo primo cd è godibile ed eterogeneo, il secondo è un po' più "statico", fermo su stesso nonostante i mille spunti positivi. Vuole essere il contraltare del primo volume e quindi terreno, fisico, "di questo mondo". Difficile poi dare una definizione che renda merito alla multiforme musica dei nostri: si può solo dire che dentro i 15 brani ci sono le tracce dei tanti popoli conosciuti, delle strade affollate, della vita vissuta.
Il modo d'essere e di sentire degli Agricantus, prima che meritevole di lodi sotto il profilo strettamente musicale, è un esempio da seguire, un "insegnamento" impartito agli altri con leggerezza e profondità allo stesso tempo. C'è ancora spazio per questo tipo di insegnamento?
---
La recensione Etnosphere di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-03-25 00:00:00
COMMENTI