Se la pioggia è una certezza la speranza del sole diventa un sussurro che si perde. Ed è così, stamattina. E nel viaggio più che assopito attraverso le prime ore del risveglio non accelera i battiti l'ascolto dei Fermo immagine, piuttosto no. Una tessitura estremamente minimal di basso e chitarra con leggeri schizzi di sapore elettromelanconico ricerca vene da cantautore oscuro, cocktail allungato con copiosa acqua liscia liscia di quel che furono i Litfiba e dei Diaframma, macchioline sbiadite di new wave su un foglio più che bianco, e la voce impostata e rigida trasmette freddo immobile. La passione non esiste, l'onda non c'è, lo schiaffo poderoso della trovata da artista è assente; i pezzi si ascoltano altresì con piacere, e sono soltanto tre, nulla da dire, ma i secondi di note scorrono rapidi come gocce sul finestrino, e la speranza di un acuto diventa un sussurro che si perde.
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