Vele spiegate puntando dritto al cuore di un non-genere, il famigerato post-rock, che tanto è stato osannato/condannato negli anni scorsi tanto da sembrare di aver finito la sua spinta propulsiva, la voglia di rivalsa di chi non l'aveva mai compreso o digerito a suo tempo. Gli Armstrong?! si muovono in questa pagina costellata da simulacri ingombranti, da modelli usa e getta che della magniloquente sinfonia strumentale dei padri fondativi non hanno mai assoporato neanche una cellula musicale. Il trio torinese si immerge nel suddetto genere con onestà sconvolgente, dando la profondità che si merita ad un oggetto musicale che voglia ancora far parlare di sè e del suo vagabondaggio sonoro. Da questa genitrice prendono gli incroci ritmici creativi, il contagio musicale, le atmosfere, il racconto multisonico. Innaffiano una terra musicale che pensavamo inaridita con doti di sorpresa, originalità della narrazione, peculiarità della formula sonora; elementi questi che basterebbero già a catalizzare su "Collateral" la giusta attenzione, una buona dose di curiosità e il rispetto che un lavoro di questa portata si merita. L'immaginario è da paesaggio lunare, talmente fragile che si teme di sciuparlo, una Pangea generosa di voli sensibili, chiaroscuri musicali che cercano di tenere al guinzaglio i lampi e le deflagrazioni elettroniche di plumbea ispirazione. E' un montaggio cinematico di agonizzanti separazioni, di arrivederci urlati disperatamente in faccia, case abbandonate e solitudini con cui fare troppo spesso i conti. La passionale, disperata apertura a un mondo che si pensava lontano, recintato da porte chiuse a doppia mandata, che torna invece prepotente a chiedere il conto emozionale, il dazio dei sentimenti dopo lo strazio di una relazione andata a puttane. Giù il cappello quindi, a un combo brillante e musicalmente dotato, che fa convergere una verve musicale "leggera" che non ha bisogno di invenzioni musicali fintamente retoriche con trame che si mostrano con emancipazione piacevolmente complesse e voraci di mezze tinte sonore. E' doveroso il sentimento di ammirazione per il brillante superamento del percorso accidentato che ha visto la formazione torinese dribblare ostacoli di ogni genere e dedicarsi dopo il suono assordante delle porte sbattute in faccia alla cura del sè mediante un'autoproduzione capace oggi di piccoli miracoli. E' il futuro del passato e il passato del futuro. Un cortocircuito temporale, una collisione tra novità e luoghi mentali familiari in cui protagonista è la varietà di stili: dallo shoegaze alle ventate noise, passando per la malinconia tenua del dream pop d'annata, editati però in maniera del tutto personale. Questo è un racconto di dedizione musicale, di sopravvivenza dopo il peggiore dei naufragi possibili, è la veglia dopo un lungo sonno, la scoperta di poter ancora fronteggiare incubi e demoni diurni, di avere spalle larghe e uno spettrometro d'emozioni su cui poter saldamente contare.
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La recensione Collateral di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-10-12 00:00:00
COMMENTI (1)
Ottimo lavoro, ci piace un sacco!!