Goose
30:40 2009 - Indie, Folk, Alt-country

30:40

In piedi sopra quella terra di nessuno tra i trenta e quaranta, ci sono i Goose. Tra le difficoltà della vita da precario e le domande senza risposta. Quelle che ti prendono allo stomaco quando la sera torni a casa stanco e solo, addirittura imbruttito dalla vita. Butti a terra giacca e borsa, e ad aspettarti chi trovi? I quattro salti in padella.

Ci sono i Goose, con un disco che è un buon passo avanti. Dopo tre anni da "Tutto come allora", uscito sempre sotto la Seahorse Recordings, il gruppo sardo riesce a tirare fuori un nuovo carattere: ne esce un lavoro finalmente compatto, solido, con la giusta voglia. Le intenzioni tratteggiate nelle opere precedenti si sono trasformare in capacità, a testimoniare che non era tutto fumo. Che la sostanza qui c'è, seppur non esploda in particolari colpi di genio e segua invece un tono abbastanza costante (per non dire leggermente monotono), che forse bastava davvero lavorarci un po' di più.

Un cantato in italiano non molto originale, ma diretto ed efficace. Delicate sfumature country, freschezza indie e grinta power pop per raccontare il terreno di gioco, dove siamo un po' tutti perdenti, di un'età che sbatte in faccia le responsabilità e i doveri sociali. Ma che sta come a dire: abbiamo gli occhi disillusi, si. Ma non si smette mai di guardare avanti. Anche tra i saldi negativi del conto in banca, la sveglia che suona e il figlio che ancora non c'è. Anche se "Vita è voglia di cambiare, vita è avere una chitarra da spaccare. Vita è non poterlo fare, perché la devi pagare". "Vita a 34 anni" è una ballata indie folk che mette sorriso, che ci fa annuire perché forse ci siamo un po' tutti dentro di questi tempi.

E viene voglia di sperare. Di credere ai violini e alle trombe, a questi arpeggi semplici di chitarra che richiamano alla mente i Byrds. All'armonia energica dei Big Star e dei primi R.E.M., con la leggerezza dei Perturbazione. Viene voglia di correre tra la folla e il traffico, per andare a sbattere contro l'amore che scappa, a dire senza più fiato che "Fra gli sbagli che ho commesso, le cadute, il sonno perso, un futuro incerto, sono qui. Qui per te". Ci perdoniamo?

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