Quanto peso sopra il cielo, il peso inerte ma puntuale di chili e chili di umore plumbeo, nessun baluginio del sole né frequenze positive, un fatto è certo: è arrivata la neve. E la neve e il ghiaccio spingono al limite le tensioni di un basso centrale e fondamento di postpunk pulito e basilare, elemento portante e capillare struttura di ogni brano, dove la chitarra sorseggia bibite acide tra rumori secchi e la batteria tiene il tempo liscia e minimale. Nelle trame fitte ma semplici di questo demo vediamo con chiarezza la cattiveria darkwave da ghigno sonoro tipica dei Bauhaus che si mescola con aspre voci di cartavetro alla maniera dei primi Cure: veloci e asciutti, assolutamente eighties, i Soviet Soviet propongono undici minuti tirati e convincenti, sostanziose gocce di freddo nell'approssimarsi dell'inverno.
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