Capiterà un giorno l'ingresso a sorpresa di nuvole tuonanti e freddo livido, capiterà all'improvviso in un giorno di sole, e non potrai distrarti più coi giochi di luce e i colori smaglianti, col girotondo di pensieri felici e la rosea speranza, per chiudere la porta e condensare quel che rimane d'intenso in otto minuti di anni ottanta. Alla finestra si alternano i fulmini di granito purpureo di "Pornography", i Cure più veementi e giovani, unghiate dark di dolore asciutto, postpunk sodo e liscio da Joy Division alle prese con "Novelty" o "Warsaw", e il basso regola la pressione in tre brani che corrono dritti al coronamento di sogni eighties su tappeti ritmici serrati e pulitissimi, un'ondata fragorosa di nero denso e ammaliante, irresistibile movimento oscuro che cattura con cattiveria e tende al grigio, isola da tutto il resto e precipita nell'abisso di mood anglosassoni rimasti da sempre nel cuore, e riproposti con deflagrante scintillio da una nuova scena italiana (vedi Dance for burgess e Soviet Soviet). Un ep che ha una forza e una struttura e uno scopo, gradevolissimo e lucido tra i contrasti di questo tempo mutevole.
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La recensione General Decay di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-10-28 00:00:00
COMMENTI (4)
P-E-S-A-R-O,uh.
Quoto il figone qua sopra!
Dritti, dai!
The rest is silence... ;)
d*
sempre tanto amore per voi tanto.
poi il chiacchiericcio conta poco-
:=