Chi l'avrebbe mai detto, che in un giorno così freddo, il più freddo di tutti, sarebbe arrivata dritta tra le mani gelide una vampata post-rock capace di sciogliere il mattino incorniciato nel ghiaccio, una gustosa cucchiaiata di chitarre ipnotiche che attraversano i vetri e colorano l'alba, l'oscurità e la tensione insieme all'attesa, i modi che cambiano, le variazioni incisive e un abbraccio totalizzante. "Dal comparto vuh" ricorda tanto i Sonic Youth di "Theresa's sound-world", un mulinello lento nell'acqua che trascina con piglio fulmineo, e poi nell'alcova segreta di brani morbidissimi trovi l'ispirazione dei Mogwai e le aperture di tastiere sul mare, gli occhi bassi da shoegazer e il fumo denso che lascia intravedere soltanto vecchie scarpe sulle pedaliere. Praticamente assente la voce, e questo è un bene poiché laddove incede non riesce a legare col resto, affacciandosi con eccessiva metodicità su trame sonore che accoglierebbero volentieri sussurri imperfetti e piccole frasi accennate; nel complesso rimane un lavoro piacevole che va dritto allo scopo con determinazione, e nel giorno più freddo di tutti, prima che il sole spunti, si stende con precisione millimetrica tra le colline blu e la valle in stanby, accompagnando i colori che colorano l'alba.
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La recensione primavera oscura di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-02-02 00:00:00
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