Ecco ci risiamo: l'autunno. Che stagione maldestra. Non fai in tempo a toglierti le mezze brache che subito indossi il cappotto, mentre questo senso di caducità, in parte dovuto agli alberi che perdono le loro foglie brune, mi crea uno scompenso fastidioso. Che fare, dunque?
Beh, grazie al cielo, stavolta mi vengono in aiuto I Gatti Mèzzi, un talentuoso duo pisano (diventato quartetto con gli ospiti "fissi" Matteo Consani e Matteo Anelli). Scanzonato e maledettamente ruffiano il loro "Struscioni" vieta ogni dissenso. Nelle rime di Francesco Bottai e Tommaso Novi c'è il mondo ed è impossibile non innamorarsene mentre ti graffiano con gli artigli di uno swing-jazz che scivola facondo sul piano dell'irriverenza e della goliardia. Come dire: un decamerone delizioso di cui Gaber, Conte, Capossela ed I Campioni sono solo un indizio. Petrangeli e Bandelli un segnale. La concretezza di un bel disco, il tesoro.
Innanzitutto il jazz, ma con la perizia e l'esuberanza di un capolavoro. Le atmosfere swing delle ballate "Avanzi di balera" e "Morandi", il charleston cremoso e saltereccio di "Portami a pescare" e "Fra l'arioporto e la stazione" oltre le digressioni tropical happycentriche di "Sor Tentenna", tutti abili ad intingere nello scampolo di ricordi degli anni che furono, ognuno capace di rendere quasi esplicito il range di riferimento di questo disco.
A ciò aggiungasi anche l'estro e la stravaganza di un argot seducente come quello pisano. Ma se le prime tracce palesano una partenza importante è con "Se" che i Gatti diventano mille, altro che mezzi. Un busto eretto a Fred Buscaglione che imbastisce una roba arty con doo-wop à la Platters e tanto genio da diventar matti. "Simpati(c)a si, come una fuga di gas" è l'incipit che merita un premio speciale per la giuria, foss'anche per la dizione divora "c" che da Benigni a Nuti, da Pieraccioni a Ceccherini non credo abbia mai stufato. Storie, storielle, pensieri, barzellette e gag incastonate in splendidi fotogrammi. Come quelli di "Sott'Arno stasera", che gentile, soave e pacata leviga una storia d'amore semplice ridandole consistenza vellutata, o anche la successiva "Forza Buo pàss' la cèe" che riesce agile ad inerpicarsi sulle note di pianoforte scorgendovi la dolcezza iconica di uno spettacolo immanente. Lo spettacolo delle cose ben fatte. Qui serve l'abito buono. Quello delle grandi occasioni. Ecco perché Loro… gli americani… saranno pure… avanti ma noi ci accontentiamo dei nostri Gatti. E quindi chapeau, Gatti, enchanté.
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La recensione Struscioni di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-11-12 00:00:00
COMMENTI (8)
plurale maschile di genio.
s
p
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t
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a
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...il disco è fantastico non si riesce a smettere di suonarlo e fischiarlo...mi manca di testarli dal vivo ma rimedierò al più presto...bravi ragazzi!!
emozionanti,virtuosi,talentuosi,testi mai banali..bravi,grande musica.
a.
emozionanti,virtuosi,talentuosi..bravi,grande musica.
a.
grandissimi gatti, bellissimo album! lo consiglio a tutti!
E' vero sono fortissimi!
Li dovreste vedere dal vivo!!! Sono dei diavoli!!! Tanto sarcasmo e sapienza musicale.