I liguri Maxena Tace si definiscono un gruppo di amici con diverse esperienze musicali alle spalle. Ci consegnano un demo registrato in presa diretta, come tengono a precisare, mettendo mani avanti - e questa attitudine immediatista, basterebbe, in tempi di produzioni ipertrofiche e sensazionali, a fornirci le necessarie coordinate storico-stilistiche del combo, astenendoci da qualsivoglia giudizio di valore, sia chiaro.
"La Logica del Tempo", prima traccia, apre infatti le danze per un post punk inglese che già tracima nella new wave più rappresentativa del periodo originale, Joy Division e ovvi New Order, ma anche, per trovare qualche pallido e più recente equivalente nostrano, per l' apocalisse postideologica dei CSI. Testi decadenti e decaduti, in un'ottica giustamente nichilista.
Una cassa in quattro quarti introduce "La Violenza", un rock'n'roll più modernamente influenzato dall'indie, e da quello di matrice nazionale, se il nome/nume che subito si fa strada è quello degli Afterhours, sopratutto nello stile vocale. "Accademia del Chinotto" potrebbe ricordare, a quelli tra di noi di più articolata memoria, certe cose degli Husker Du, condite in salsa italiota, e testi opprimenti alla Marlene Kuntz. L'immaginario lirico continua a presentarci temi cari all' Hardcore Punk, anche se nella visione dei Maxena Tace, si tratta di una durezza più scanzonata, quasi da diporto. "Vai col Dito" è elegia per un verso solo - Happy Mondays e perchè no, Circle Jerks.
Dulcis in fundo, in "Piccolo Dio", quieta ballata agrodolce, scorgiamo pure un Eugenio Finardi d'annata, dei tempi di "Diesel", per intenderci, e il cerchio si chiude. Io li preferisco in quella visceralità albionica che potrebbe dignitosamente racchiuderli - ma forse un certo adeguamento è uno scotto dovuto. Non male.
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La recensione Abbiate Grasso di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-09-01 00:00:00
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