I Lustagroove sono una rockband di Teramo. Forse hanno giocato troppo tempo a Rockband, il videogioco, sarà per questo che sembrano divertirsi solo loro quando suonano. "Sonny" è il loro primo disco, un campionario di AOR che ricorda i Calling (non è un complimento), ma anche quando i Red Hot Chili Peppers esagerano con le ballate (neanche questo è un complimento) e, nei momenti più spinti, i Creed (questo dovrebbe essere un complimento, ma con il beneficio del dubbio). Al primo minuto "Sonny" sembra un lavoro interessante ma è un attimo che diventa prolisso, barocco, non ti fa assolutamente venire la voglia di riascoltarlo. Basta una canzone per cedere alla tentazione di spegnere lo stereo. Ovviamente per dovere giornalistico non lo posso fare, quindi sappiate che: "Sonny" è composto da brani più lenti e melodici ("Impressioni di un bambino davanti alla realtà", "Primi di pensieri di carta") e altri più aggressivi ("Polvere", "Nero a Lame"). Ogni tanto, per aumentare il battito cardiaco, c'è una spinta funky e un urlo alla Piero Pelù ("From Mercury to you", "La volta dopo"), mentre non mancano mai degli assoli mostruosi (è un complimento? Leggete meglio). Non c'è una canzone che emerga davvero sulle altre. Prendete una traccia a caso, vi sembrerà sempre la stessa. Un disco brutto, non riuscito, poco divertente. Ci vuole di meglio per essere davvero convincenti e colpire chi ascolta.
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