Mimes of Wine racconta degli incontri di pochi secondi. Incontri dopo tanto tempo. Con le luci soffuse, nell'ultimo caldo dell'autunno. Vie di città con luci fantasma, gruppi di persone parlano e ridono, vanno e vogliono bere. Spezzoni di frasi. Che potevano non significare nulla, ma hanno significato molto. E forse lo so solo io. E ci ripenso mentre mi allontano. E faccio due volte il giro dell'isolato. Lampioni e coni di luci vaga e falsa. Non voglio smettere di pensarci, con le cuffie nelle orecchie, Mimes of Wine, corrono impressioni di musiche che vengono da dentro le case e poi spariscono, musiche rubate alla strada e sopra i tetti. Tra il jazz e l'urbanità del rock. Gli abissi e le spie accese. Un'intera gamma di espressioni e colori spesso struggenti cangiano da una sorgente palpitante jazz e si tramutano in un soul più inebriante, in un vagheggiare orchestrale senza sosta rincorrendo la fine del giorno, o l'inizio.
Partendo da un pianoforte. Uno strumento classico e contemporaneo, che eleva le emozioni, le incupisce, le chiarifica, le lancia in una selva in fiamme o le fà rotolare in fondo alle spiagge.
Con "Apocalypse sets in", disco d'esordio lavorato per quattro anni, si fà conoscere una cantante completa, prima di tutto nell'espressività della voce, e nel piegare le melodie a seconda di come emozione richiede, e poi nella vasta ricercatezza degli arrangiamenti, ora ironici ora sussultanti, ora di struttura ora di contorno. Mimes of Wine riesce a incorporare dentro la musica tutto lo spettro delle emozioni, dalla prima lettera dell'alfabeto all'ultima. Riesce a scolpire un pezzetto di vita. Sussurra, rimbomba e si spreca in tutti i toni e i modi, si erge come un lucido saluto d'addio, ricrea atmosfere e ha bisogno di ricordare. Di fissare persone e momenti. Di trattenere qualcosa, ma anche di lasciarla andare e correre via. Di poter esprimere luoghi e odori di città, attraverso la musica.
Canzoni per gli incontri di una sera e poi mai più, o di una sera e per sempre. Le prime impressioni oppure film che tornano alla luce, sensazioni di sguardi che si alzano al cielo. E' già finito ed è meglio così. Non torno indietro, ti incontrerò ancora per caso. Vibrante come un Devendra Banhart al femminile, stregata come le prime atmosfere nebbiose alla Goldfrapp, cantautrice rock classica e sconcertante insieme come una Pj Harvey meno nervosa, a tratti prog soul alla "Mojo Pin" di Jeff Buckley. Come se accendi lei e si spengono le luci dentro al tram. Con un pianoforte esistenziale di certi film di vento che scorre e aeroporti.
Come quando mi hai detto che non si vedono tram all'orizzonte e poi te ne sei andata. Come quando ti ho detto che magari un giorno Ci vediamo.
Nell'album "Apocalypse sets in", viene prima una donna, Laura Loriga, e un pianoforte, a cui si aggiungono i violini, le percussioni di Enzo Cimino (dei Mariposa), il basso, le chitarre, il sax, e due diversi schieramenti di musicisti Italia-Usa (è di Bologna ma vive a Los Angeles, e ha scritto parte dell'album a Parigi) che a seconda delle disponibilità si prestano ai concerti, quindi musicalmente molto variabili. Il suo prossimo progetto è di fare un disco in cui vuole cantare alla Meredith Monk (!).
Intanto Mimes of Wine ha confezionato un disco che racchiude il magnetismo per volatilizzare le debolezze, pronunciare serenamente gli addii.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.