C’erano una volta i freak – e ci sono ancora. basta guardare Francesco Landucci alle prese col suo sitarone: capellone, barbone, aria ispirata: sta seguendo le vibrazioni della sua musica, sua e del suo combo toscano: didjeridoo di produzione propria, sitar l’abbiamo detto, ma pure chitarra-basso-batteria e “suoni in ghat campionati dai video girati tra il Nepal e l’India”. Se ancora non avete capito il gioco, ma non ci credo, eccovi la foto dei fedeli a purificarsi nel Gange. Certo, c’è ben poco d’italiano in questa musica etnica “elettroacustica”, salvo che è stata partorita, se non generata, a Firenze. E però c’è più di un poco da dire di quest’ora abbondante di suoni difficili, lontani, ma terribilmente ispirati, per tornare a bomba. C’è, ad esempio, un uso importante delle programmazioni, c’è una presenza ancora più fondamentale, a parer mio, delle percussive, suonate davvero con maestria (questa musica, senza un gran lavoro percussivo, frana miseramente). Che dire? Io la musica etnica, fricchettona indiana l’ho sempre discretamente odiata, ma qui dentro ci ho trovato un fuoco sacro, una passione che non può lasciare indifferenti. Al di là dei gusti, della pericolosa pallosità del genere, dell’abuso che se n’è fatto in almeno 35 anni di rock, di ciò che nel bene e nel male ha rappresentato per molti, questi Tilak sono… notevoli. Davvero notevoli.
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La recensione Nutrimento elettroacustico di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-05-07 00:00:00
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