Sui vari network, televisivi e non, gira già da qualche mese il nome dei Monovox, quintetto torinese che si muove sulla scia sonora dei Subsonica - non foss’altro che la produzione artistica del disco è affidata a quel Boosta che proprio nella band suddetta comanda le ‘macchine’.
Dopo due anni di tentativi, spesi per ricercare un contratto discografico con una major, il gruppo si presenta al pubblico con una ragione sociale diversa (all’epoca si facevano chiamare Hogan) e un disco d’esordio fin troppo perfetto per essere tale. A giustificare quest’affermazione vi basti l’ascolto del poker iniziale: “La spia”, “Vibrafoniche” (primo singolo), “Peter pop” e “Luna cool” sono quattro esempi di come la lezione impartita da Samuel & Co. sia stata mandata ampiamente a memoria. E se l’ispirazione è palese, il risultato, a dire il vero, non può non dirsi riuscito; certo fortemente debitore delle strutture sonore già nel passato partorite in Casa Sonica, ma “Bianco shock” si lascia comunque ascoltare, soprattutto quando il produttore artistico non calca la mano (ovvero quando evita di effettare ripetutamente la voce di Andre), e i ragazzi danno l’idea di potersi muovere con le proprie gambe.
A questo proposito segnaliamo il finale di “Stazioni digitali” e delle successive “Interferenze”, che vede anche ospite alla voce Manuel Agnelli, “Dentro il tempo” e “Prati viola”, pezzi comunque stilizzati sulla formula di cui si è finora disquisito.
A questo punto aspettiamo di vedere all’opera i cinque ragazzi su un palcoscenico, in modo da scacciare dalla nostra testa un pensiero insistente, ovvero che i Monovox stanno ai Subsonica come i La Sintesi stanno ai Bluvertigo.
---
La recensione Bianco shock di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-05-13 00:00:00
COMMENTI