Sono in ritardo tremendo con la recensione dei Fjieri, e me ne scuso coi diretti interessati e coi lettori. Il fatto è che questo disco lo ascolto da tempo e ancora ci sono dei momenti oscuri difficili da decifrare. Si apre con la traccia "A reality apart" che sembra la sigla di un gioco di ruolo. "A big hope" fa trasparire la potenza di un basso virtuoso e poco sentimentale; "Ad occhi chiusi" che ospita Andrea Chimenti alla voce, autore anche del testo, vede la predominanza di tastiere apocalittiche a metà tra progressive e ambient, con un Richard Barbieri (Porcupine tree, Japan) scatenato e Mick Karn (sempre Japan) al basso fretless; con "Breathing the thin air", il brano più complesso della collana, la tessitura strumentale si arricchisce di violoncello, marimba, suoni elettronici di atmosfera orientale e la preziosa voce di Tim Bowness (No-man) umanizza un brano talmente perfetto da sembrare quasi robotico.
Tutto il lavoro si costruisce sui suoni di tastiera dell'ingombrante Barbieri, vero mattatore del disco, onnipresente a soffocare la batteria (che per la maggior parte del disco sembra elettronica, tranne quando è suonata da Gavin Harrison dei Porcupine tree, che in "The breath of the earth" riesce a donare una dinamica più rock e dunque più snella) e le chitarre, tant'è che sembrano prendere fiato e fare capolino solo nei pezzi in cui lui non suona, come "Soul eaters" - con la cantante giapponese Haco alla voce. Insomma, è un disco perfetto, costellato da una serie di nomi succulenti che richiameranno gli appassionati del genere ma non solo: gli amanti dei mondi possibili di Brian Eno, quelli con lo sguardo a Oriente, chi rimpiange i bei tempi dei King Crimson. Un disco perfetto, che contiene momenti clamorosi da togliere il fiato, con una libreria di suoni che abbraccia le esperienze più disparate del progressive, dell'ambient, della world music e della psichedelia, dove tutto trova una propria collocazione spietatamente calcolata, anche nei connubi insoliti come l'incontro tra cantato giapponese e base prog anni 90.
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La recensione S/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-09-24 00:00:00
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