Vinegar Socks
Vinegar Socks 2009 -

Vinegar Socks

Rare volte capita di dover ammettere di essere stati vittime di un sortilegio e per il sottoscritto, va da sé, questa è una di quelle. I romani Vinegar Socks guadagnano con diritto la patente di maghi, estraendo dal cilindro un'opera sfavillante di luci e misteriosa di ombre, impossibile da circoscrivere o incasellare, sfuggente e irresistibile.

Rimanere stregati è pressoché inevitabile già dalle primissime note di "Salesman in love", sinfonia di mandolino, violino, chitarra acustica e contrabbasso, narrata da una voce che prende lo stomaco mentre le melodie si occupano del cuore e, nella fattispecie, lo strappano e se lo stringono pulsante nel pugno.

Si rimane attoniti, cullati da una musica che ha il potere di sembrare senza tempo, come proveniente da un luogo della mente, una sorta di medioevo romantico e mitologico, in cui bardi e trovatori vagano per foreste brumose cantando di amori infelici e scontri epici. È un prisma che riflette i raggi del sole e li rimanda ora lividi, ora accecanti. E' la pietra filosofale che nasce dall'alchimia perfetta di tutte le componenti: folk nella migliore accezione del termine (quella con i piedi infilati nel terreno e gli occhi rivolti alle stelle), accenni di klezmer incalzante, ricordi di Tom Waits ed echi di Venus, Decemberists, Zita Swoon, Arcade Fire a rimanere pop...

Ma lasciate perdere i nomi, davvero: è roba da critici che cercano con grande sforzo di tracciare coordinate per un prodotto (mai parola fu più squallida che in questo caso) che le trascende del tutto, un disco che ammalia a partire dalla splendida copertina e in pochi secondi fa breccia e conquista. Una rivelazione assoluta che va a buon diritto a piazzarsi tra le cose migliori che abbiano visto la luce nel 2009: semplicemente meraviglioso.

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