Da una nascita ad una ri-nascita. Quella che racconta Hellzapop è una storia. Si parte con "Cani gemelli". La rarefazione, un beat soffuso. Gli occhi si aprono. "Seguo lo slancio". I battiti accelerano in una scossa vitale. La fiducia. Guardarsi attorno e scoprire. La melodia si increspa, si fa tesa e malinconica a dipingere il desiderio, la disillusione di una meta mancata. "È solo fame". Onde, le note che si inseguono. Perché "Il tempo è una saponetta". Scivola. E tra le mani rimane il vuoto. Ma il vuoto non è la fine, "Il vuoto germoglia" in una nuova vita. Nell'ultima traccia affiora un messaggio di speranza, ri-fiorisce in trame soffici e sonorità fragili.
Cinque brani interamente strumentali di musica elettronica che tende verso la forma canzone. C'è l'anima digitale, la frammentazione dei Tarwater, il chiaroscuro degli Antenne, l'incedere malinconico dei Telefon Tel Aviv e dei Notwist. Si scorgono echi trip hop in quelle sonorità scure e oniriche che sorgono e nella stessa velocità si disciolgono. Perché la storia che Hellzapop racconta è fatta di immagini che si susseguono, cambiano forma, si confondono come il fumo, si ridisegnano. E quel percorso da una nascita ad una ri-nascita, quella ciclicità universale vengono scompigliati.
Hellzapop, un artista che ha preso in prestito il suo nome da un'antologia di racconti fantascientifici umoristici, che delle storie del mondo e dei pianeti vuole farsi beffa, che cerca di destabilizzare l'ordine costituito. Hellzapop mischia le forme, sconvolge i confini e confonde l'ordine.
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