Reggae molto solare quello dei torinesi Trait D’Union, che in questo loro disco riescono ad esprimere al meglio la loro essenza, piena di colori tipici della terra giamaicana, ma che per questa band si tinge anche delle sfumature cromatiche di ogni nazionalità. La possibilità di poter attingere a differenti sorgenti “colorate” - si legge infatti nelle note di copertina - attrae e contamina lo stile dei Trait D’Union. Ed il trait d’union per loro è quello delle lingue straniere, espresso nella canzone che si ispira al nome del gruppo e compresa nel disco: “un sospiro profondo mi unisce al respiro del mondo”, mentre la musica sfrutta una trama delicata, vellutata nel suo incedere reggae e latin. Il legame che intendono è anche culturale, fino ad utilizzare dialetti quali il napoletano (in “Panze assettate”, a ritmo di reggae e fisarmonica) ed il piemontese (in “Turin”, che si evolve tra il raggamuffin’ e i colori brasiliani). “Vedere” si apre con “L’occhio oscuro”, un brano che sarebbe un perfetto hit, con una linea melodica che strizza l’occhio a certe cose degli “Otto Ohm” o dei “Reggae National Tickets”: “La notte, ogni notte sempre più nera…Frutto dolce da vedere, amaro da ingoiare…Io sento voci, voci nelle luci opache che vivono in città”, è un ritornello che rimane subito impresso e che viene da canticchiare in ogni momento della giornata. C’è infine la canzone che dà il titolo all’intero lavoro, dalla melodia romantica, coinvolgente, tra stacchi reggae e jazz morbido, dove tutti gli strumenti trovano il loro giusto spazio. Un disco davvero molto interessante questo dei Trait D’Union, dove risaltano parimenti la musica e la voce di Roy, mai banali, mai scontati. Rimane solo il rammarico di non trovare un prodotto simile nel catalogo di una major, ma confidiamo in qualche prodottore che prima o poi scopra una realtà così bella del reggae italiano…
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La recensione Vedere di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-05-27 00:00:00
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