Ritorna la pioggia col suo carico di umidi fallimenti, la consapevolezza è altrove e non so dove, e mi tuffo a tutt'uomo per catturare questo mood in crescendo che sposa i paesaggi oscuri di Ian Curtis e la tensione acuta degli echi infiniti di Robert Smith, l'ipnosi catartica di minuti che si inseguono tra loop e distorsione, passo dopo passo in dispersione elettrowave, con certe morbidezze e soluzioni accattivanti che sanno diventare compiuti tratteggi in china a mano libera, il nero e il porpora dell'ottanta su scie di bianco che conducono forse appena a ieri, batteria netta che produce singoli scrosci d'acqua e incastro puntuale di strutture avvolgenti come pellicola da cucina, il dark che gioca tra le luci dietro le maschere e oltre il passato, che ricorda "Charlotte sometimes" e "Atmosphere" e i gatti grigi o in amore, la gola in fondo a un pozzo o sopra un aquilone, una voce che riesce a prenderti anche se non lo vuoi. "Four steps in your hole" è una meraviglia, passione e cura in tre dimensioni, malinconia di pietra e corpo abbandonato, ma l'intero lavoro merita attenzione per la geometrica bellezza e la sottesa poesia. Una piccola promessa.
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La recensione Useless to see beyond di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-03-23 00:00:00
COMMENTI (3)
Gli ho ascoltati dal vivo al birraio di siviglia settimana scorsa !! che dire !! sono fenomenali !! avevano delle maschere tetrissime e un sound che spaccava di brutto ...
bravi ..
bello, veramente bello.:[
non credevo di poter ascoltare ancora del dark ben fatto.. sono nato e cresciuto a pane, cure, bauhaus e sisters of mercy e non credevo ci fosse ancora gente in grado di farmelo piacere.
bravì!
[: