Non c'è nulla degli etabeta che non convinca. Anche l'ascolto in cuffia dei 4 brani presenti sul loro ultimo demo, lascia la secca convinzione di trovarsi davanti ad un gruppo davvero pronto, capace di mettere a fuoco al meglio le proprie canzoni. Soprattutto, come già accennato ai microfoni di Radio Rockit, capace di mescolare al meglio rock ed elettronica con un equilibrio, una padronanza, una precisione ed un gusto invidiabili.
Il quintetto vicentino bazzica le scene ormai da un po': il sottoscritto, li ricorda alle selezioni del concorso organizzato dall'Audiar/Face Records di Piacenza anni fa. Da quello scantinato, quando fu il turno degli etabeta, ciò che subito impressionò, oltre alla simpatia dei ragazzi prima della frettolosa esibizione in uno spazio esiguo davanti al famigerato kritico Luca Frazzi in giuria, fu il sound.
In mezzo, i soliti Rock Targato Italia ed Arezzo Wave. E dei concorsi, ci si stufa. Rieccoli anni dopo, rinvigoriti dall'ingresso di Dioni Lo Cascio, cantante di bella presenza (che serve sempre) e dall'ugola strepitosa subentrata al vecchio cantante dopo l'uscita del precedente cd "Web". Pronti, s'è detto, scegliendo una parola non a caso, ché davvero brani come "Splendida realtà" e la trascinate "Distanze" potrebbero benissimo comparire nella playlist di qualsiasi radio, anche commerciale.
I numeri ci sono tutti, e non si sta esagerando: i campionamenti ben calibrati vanno a braccetto con l'impianto sonoro allestito dal gruppo, di chiara matrice rock, con chitarre in bella evidenza, melodie azzeccate ma mai esageratamente ruffiane o ammiccanti.
Tanto entusiasmo, perché non è facile fare pop in maniera così intelligente, credibile e moderna. Quindi inutile lanciarsi in richiami o ricercare reminiscenze: questi sono gli etabeta, ed il perdurare attraverso gli anni del loro progetto, non fa che portare acqua al mio mulino quando affermo, concludendo, che quel "pronti" si riferisce ad un cazzo di vero esordio in pompa magna, sotto l'egida di qualche etichetta che creda in loro. Si tratta solo di credere, perché tutto il resto è già pronto: gavetta chilometrica, curriculum consistente, immagine (per i cari signori delle major…), ma soprattutto grande spessore artistico, suono e personalità.
"Che splendida realtà".
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