Che il Veneto stia diventando il kerosene di certa musica italiana è chiaro oramai un po' a tutti. Che il fenomeno diventasse così diffuso, era difficilmente immaginabile, soprattutto per coloro che, come il sottoscritto, vivono realtà completamente diverse.
La vivacità artistica di questa regione è sotto gli occhi di tutti, e parlare di Mojomatics, Red Worms' Farm, Father Murphy sembra quasi scontato. La notizia è senza dubbio ottima: c'è un Veneto che dal basso reagisce alle brutture della politica (o meglio, ai costumi alienanti leghisti) con una vitalità artistica notevole.
Ciò che emerge è la freschezza, l'aria frizzante che solo un ambiente ricco di spunti e creatività può dare. La stessa presente in questo brillante esordio dei rovigotti I Got a Violet. "Backwash" è un album garage-rock ricco di venature, sempre fresco, mai stucchevole, capace di far scivolare dieci tracce senza mai apparire banale né forzato.
Di potenziali gemme ce ne sono, senza dubbio. Dal brit pop in cameretta di "Brand New Dance", brano dal ritornello letale, di quelli che ti si attaccano in testa e non si staccano finche muori. Di quelli che ripeti - come un cretino - in macchina poco prima di un appuntamento con una ragazza. Ritornelli allegri, quasi malefici, incastonati da un approccio brillante, dotato di personalità ed uno stile riconoscibile.
Completano il quadro: il rock tardo-seventies di "Priest Pube", il situazionismo di "Swing Swang", la timidezza dohertiana di "First Moon", la soffice psichedelia di "Candy Floss". Parliamo di sfumature, presenti in sonorità legate da un filo comune sempre presente.
Un album che vive tra i quaderni di un ragazzo come tanti, tra i pensieri di un pomeriggio qualunque, tra le piccole delicatezze quotidiane, piccole fantasie di una notte fresca in primavera. Dieci piccoli rifugi dal caos contemporaneo in un disco quantomeno da assaggiare. Quantomeno.
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La recensione Backwash di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-02-17 00:00:00
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