Gli A Spirale, da Napoli, non saranno forse un gruppo molto conosciuto ma hanno uno dei suoni più feroci, potenti e senza compromessi di tutta la scena dell'experimental noise italiano. Se i primi due pezzi, grazie alle sventagliate di sassofono, sono dei veri e propri assalti di selvaggio free jazz noise, che ricordano molto da vicino Zu feat. Mats Gustfasson, che partorirono quel monolite di "How to raise an ox" nell'anno di grazia 2005. Come stare dentro ad una fornace a pieno regime. Poi con "Suriciorbu" ci si lascia andare ad un'informe improvvisazione rumorista, fischi stonati, sibili assordanti, confusa materia strumentale, sostanza aspra ed inospitale.
E un'anima lacerata e divisa in molteplici sfumature quella che si sprigiona dalle note dei tre. Dalle grattugie chitarristiche dei The Ex, che ben si notano in "Climbing your backbone", all'affresco di chiusura tutto accelerazioni e brusche frenate, con un'estetica già codificata anche dai temibili Flying Luttenbachers. Passando dagli infernali mantra harsh dei mitici neozelandesi The Dead C. Ma qui siamo a Napoli che con il suo magnifico sincretismo culturale ingloba tutto e lo risputa fuori in maniera originale.
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La recensione Agaspastik di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-04-16 00:00:00
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