Come la delicata danza di petali d'inverno tra il rossore dell'alba e gli uccelli in volo, silenziosi e ordinati in figure monocromatiche e geometricamente perfette, come l'attenzione che prescinde dal particolare per cogliere il senso dell'insieme, come il percorso circolare e anodino che calpestiamo giorno dopo giorno, così si diffonde notturno "Decade", una promenade dans la glace che racconta di memorie perdute, di frammenti di esistenza e messa a fuoco di sogni, un vero e proprio flusso di coscienza che si risolve in archi ovattati e voci finissime, accorgimenti nodali di chitarre ossute, una marcia gotica tra l'essenza dei Dead Can Dance e l'immaginario oscuro dei Love is colder than death, fino alle eteree suggestioni di "The thinner the air" dei Cocteau Twins. Brani cesellati da grazia triste e composta disillusione, ambienti rarefatti accolgono l'andatura lenta del crepuscolo che scivola tra le note, e come polvere si posano leggere le cupe tenerezze di "Land's end", la metodica amarezza di "Still", il freddo e il rigido profilo di tutto quello che c'è intorno, e la disperata speranza di trovare ciò che manca. Sottofondo unico per giornate tra cielo coperto e ripensamenti, prossimi all'abbandono o semplicemente abbandonati a all'attenzione che prescinde dal particolare, distesi nel mare asciutto degli All My Faith Lost.
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La recensione Decade di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-03-25 00:00:00
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