Giuliano Clerico Meccaniche sognanti 2010 - Cantautoriale

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Non puoi fare a meno di schioccare le dita e farti trascinare dal motivetto niente male di "Banditi", la traccia che apre "Costruttore di meccaniche sognanti", di Giuliano Clerico. Pesante è il richiamo alle atmosfere anni 70, ai primi De Gregori, Dalla, ai film più trash della tradizione cinematografica italiana, tanto che Banditi può far parte della colonna sonora de "Il trucido e lo sbirro" dove nasce Er Monnezza. "La schiavitù del corpo" riassume tutto l'album, l'ironia, la semplicità stilistica, il sarcasmo, l'assolo di organo che mi rievoca i Doors di "Riders on the Storm". Il "Duello" è invece lo spaghetti western dell'album, con Jhonny Cash sulla sedia a dondolo.

Questo è quello che colpisce di più del "Costruttore di meccaniche sognanti": crea atmosfere, di un genere poco inflazionato che non serve tornare indietro di 30 anni per poterlo riapprezzare. E questo effetto viene reso senza virtuosismi, testi ricercati. Anzi regnano semplicità stilistica, autoironia e schiettezza che danno sostanza ai brani. In questo disco c'è sostanza.

E Giuliano non la fa fuori dal vaso nemmeno quando si cimenta nei brani più cantautorali come in "La voglia" o nella title-track, "Il Costruttore Di Meccaniche Sognanti", che rimane nel suo stile spensierato e leggero. Clerico mostra la sua ecletticità, sottolinea le sue influenze e le rende protagoniste nei suoi pezzi, senza scimmiottare nessuno,e si sente che le ha già fatte sue da tempo.

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La recensione Meccaniche sognanti di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-04-22 00:00:00

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