Quel pomeriggio finimmo sdraiati sul letto di Piero, che nel frattempo era in giro col motorino a consegnare la cosa, a fumare tutto lo sbriciolo dell'erba che ci era avanzata dal "movimento" da 1 chilo che ci aveva portati fino a lì. Adatti al tempo che passa, ma soprattutto ai purini senza tabacco. Prendemmo una videocassetta a caso e mentre uno rollava l'altro provava a spiegare le sue volontà al videoregistratore. Il film si chiamava "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto". Abbiocco pieno, risate a random e tante canne. Fino a sera, nemmeno fossimo i Famous Flame stravaccati assieme a James Brown (c'avete presente?) quando, come racconta nella sua autobiografia, stava nel camerino dell'Apollo Theater di Harlem a New York e ad un certo punto si vide arrivare Elvis Presley che gli chiese di cantare un pezzo assieme, prima di schizzare via (provò a rubargli l'anima o voleva scoreggiare in un posto figo e soul?). Oltre ogni afrocentrismo, i Calibro 35 da qualche anno stanno ricordando a tutta l'intellighenzia musicale italiana che negli anni 60 e 70 avevamo qualcosa di veramente forte a livello musicale. Quel pomeriggio avrei benissimo potuto mettere in piedi una sceneggiatura mondiale come fece Ernest Tidyman con "Shaft", il film icona della blaxploitation (black + exploitation), corrente cinematografica a cui i Calibro 35 non appartengono solamente perché sono bianchi, vivono qua e soprattutto arrivano con 35 anni di ritardo da quella coalizione - capitanata dall'Associazione Nazionale per il Progresso delle Persone di Colore - che ne disegnò la fine. Però dal momento che la power band di Gabrielli, Colliva, Martellotta e soci è uno dei progetti di maggior spessore che si possono ascoltare nel nostro inspessito paesotto di officeman campagnoli, allora dirò, a voi e solo a voi, che loro sono i capostipiti della corrente calibroitation. Ecco, questo sono i Calibro 35.
- Chi?
- sono degli italiani con un permesso di soggiorno limitato.
- Clandestini di merda?
Questo secondo disco (giocate a scoprire cosa è inedito e cosa no), della power band poliziottesca ingrossa la componente noir al punto che se Mario Van Peebles dovesse ambientare il sequel di "New Jack City" a Milano chiamerebbe loro sicuramente, gonfia anche l'appeal funk, e questo piacerebbe molto al mio amico Isaac Hayes, e stringe la mano a tutti i grandiosi autori di colonne sonore che abbiamo avuto in passato.
- Eh si, Ennio Morricone...
- Micalizzi, anche...
- Chi?
- No, niente, un altro clandestino.
Per quanto "Milano Odia: La Polizia non può sparare" è ansiolitica, non si può non dire che la musica dei Calibro 35 sia sexy. E che la loro predisposizione corporea alle strumentali è arrapante, e per fortuna non ci cantano sopra perché l'effetto di attesa che si crea aspettando una tutta-donna che scende da un palco qualsiasi col vestito rosso scollatissimo e i pizzi, la giarrettiera e la rosa sulla coscia, la riga sui collant che ridisegna il dietro-gamba e il trucco finto casual, è la vera potenza, ambientale e subculturale, di questa Italia a mano a(r)mata.
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La recensione Ritornano quelli di... Calibro 35 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-01-27 00:00:00
COMMENTI (58)
In alcuni frangenti (la cover di "Ti risveglierai con me" del Balletto di Bronzo, "Eurocrime!" e "Convergere in Giambellino") è quasi meglio del primo disco. Tostissimi. Non perdeteveli. Recensione schizzatissima! :)
Clandestini di merda.
Micalizzi il re
e vabeh, questi si sono ascoltati tutti i volumi della serie Easy Tempo. ok, belle raccolte. riportano in giro quelle sonorità. e ok, suonano molto bene. adesso, dopo il revival iniziale e i commenti tecnici, magari se non sono troppo presi, scrivono qualcosa di loro, chi lo sa.
Vero, per me non avendo l'ostacolo effettivo della lingua potrebbero "esportarsi" in giro e ne sarei contento.
Purtroppo per far in modo che qualcuno punti su di te all'estero (si tratta di impegni economici importanti) devi fare il botto di vendite nel tuo paese; in Italia per vari motivi è impossibile, tristissimo e forse anche un pò "già sentito mille volte", ma vero.
Ascolta Radio popolare Milano la domenica notte. Non ricordo il nome del programma è cmq intorno alle 22. Poi ne riparliamo ;)
Cmq a me i Calibro piacciono e vorrei vederli a spasso per il mondo. Non in questo paesello di provincia che è l'Italia.
Il disco suona bene, originalissimi non sono ma come si fa ad esserlo in un genere come questo??
Io mi accontento delle sonorità pulite, curate e dei riferimenti (citare è diverso dal copiare) stilistici che vanno da Morricone a Pivio e De Scalzi.
Inoltre qui il talento di Gabrielli è meno limitato e più libero, rispetto alla cifra stilistica (ottima ma con precisi confini) degli Afterhours da cui è uscito.
Se ascolto un genere e mi piace, se quel genere mi rappresenta e mi indica le linee guida del sound che voglio ricreare è NATURALE che i miei pezzi suonino così.
Per questo credo che i Calibro non "scopiazzino" semmai ripropongono attraverso la loro impronta.
Comunque ognuno si fa l'idea che vuole su polemiche di questo genere, io mi godo un pò di musica italiana degna..
Io però distinguerei l'essere ORIGINALI con l'essere RICONOSCIBILI.
Al giorno d'oggi quello che più mi attira è la personalità degli artisti. Non l'originalità.
Per esempio se prendiamo un esperto di pittura rinascimentale
saprà distinguere un Veronese da un Tintoretto.
Per un profano i due pittori sicuramente sembreranno se non identici, affini negli stilemi.
Tornando alla musica un esperto saprà distinguere tra i Calibro e Stelvio Cipriani
youtube.com/watch?v=3q1XXuf…
Per un profano i due sound sicuramente sembreranno se non identici, affini negli stilemi.
a mio parere
...ORIGINALI i Calibro non sono, di sicuro invece possono attirare l'attenzione su una produzione italiana di alto valore finita un po' nel dimenticatoio (già mi immagino i DJ SET nei locali + radical d'Italia)
...RICONOSCIBILI? Penso neppure...a parte il fatto che sono gli unici a suonare come si faceva 30 anni fa. Ma questo mi fa riflettere sulla glaciazione culturale degli ultimi anni.
"so" senza accento, e "se no" (sennò è colloquiale).
grammatica a parte, credo che l'avvocato del diavolo serva sempre, soprattutto in questo periodo. molti gruppi indipendenti stanno emergendo, complice sicuramente il web 2.0 con social networks annessi. basti guardare quanti gruppi ispirati al brit pop e al beat sono nati negli ultimi anni.
l'entusiasmo esplode in poco tempo. ma fa anche presto ad implodere. negli anni 90 accadde la stessa cosa con le boyband. inutile dire che c'è stato un gran salto di qualità, per fortuna, anche se un po' di trash stile take that e backstreet boys ogni tanto fa piacere, ricorda la preadolescenza.
anyway, non sempre se un gruppo ne ricorda altri sta "scoppiazzando". spesso semplicemente i musicisti hanno ascoltato molto alcuni gruppi, e credo sia inevitabile che nei loro pezzi questo si riconosca.
se ti fossi limitato a dire che non sono originali, sarei stata pienamente d'accordo. con tutta la musica che abbiamo alle spalle, essere originali è, oltretutto, sempre più arduo. non impossibile, ma arduo sì, concedimelo.
tuttavia, la tua critica in merito all'assenza di cuore a mio parere non ha proprio senso. per dirlo con tanta sicurezza dovresti sentirli dal vivo.
i calibro 35 meritano attenzione. davvero.
rispondere a tono a uno che ti appiattisce i maroni come te ? se odi la polemica perché non eviti di appiattirci ?