Sensazioni da maltempo infinito, ampiamente predominanti e accompagnate da una sottile presa di coscienza, di quelle che non cambiano la giornata ma ti fanno abbandonare la testa sulla spalla per più di un attimo. Navigare in pieno shoegaze di ovatta, miele ed elettronica pizzicata e oscura, materia nobile e abilmente declinata dai Kipple, nome che omaggia Philip K. Dick e le sue pecore elettriche, nome che definisce sostanze inutili che si moltiplicano mentre si producono deliziose riflessioni di dreampop raffinato e di taglio perfetto, un abbraccio nella neve tra i fiocchi che cadono ancora, lentamente, freddi ma capaci di creare l'ambiente giusto. La meraviglia evocativa di "Ex boyfriend" riempie in breve l'intero panorama di immagini perdute nell'inverno, di stille morbide tra gli effetti di luce, passeggiate notturne sulle nuvole di "On cloud nine", sulle nuvole dove qualcosa è scivolato via, dove "Before heroine" diventa tensione meccanica, dove tutto rimane sospeso perché è ossigeno e pioggia pronta a cadere e talco striato di grigio, senza peso, circolare e sparso come polvere, splendore dolce che si fa spinoso. Tra la migliore inclinazione del sole e il sonno che non arriva mai, tra la morbida visione del mondo dei Cocteau Twins e la malinconica consapevolezza dei Magpie, "The magical tree & the land of plenty" è un risultato prezioso, un sogno soffice e al contempo senza tregua, capace di trasportare chi ascolta nella neve tra i fiocchi di uno scintillante infinito inverno.
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