Il disco dei Coconut Fudge soffre di un difetto di fondo, ovvero la somiglianza dei pezzi l'uno con l'altro, tanto che a un ascoltatore distratto potrebbe sembrare di ascoltare un unico pezzo di 40 minuti. L'aspetto positivo è che quell'unico pezzo è proprio un bel pezzo, strutturato in maniera convincente su chitarre compatte, un basso scattante e una batteria quadrata e precisa, tutto di matrice Foo Fighters. Un altro punto di forza è la durata molto breve dei brani, in perfetto stile punk, che permette di concentrare dei riff brevi e potenti in uno spazio breve, evitando arrangiamenti troppo complessi.
Di contro, ancora una volta, c'è la totale mancanza di variazione nei timbri, che restano gli stessi dal primo all'ultimo pezzo, rafforzando ancora quella sensazione di continuità – come al solito la linea tra riconoscibilità e ripetitività è labile.
Eppure il disco dei Coconut Fudge è inspiegabilmente bello e solare, e alla terza volta che gira nelle mie cuffie lo farei girare ancora e ancora. E' in quell'alchimia di colori e melodie accattivanti di scuola brit pop a cui non puoi sottrarti anche volendo che sta la forza dei Coconut, e dall'attacco di "Surfin'a damn" con il suo sound da spiaggia californiana, alla ghost track, il continuum sonoro si fa amare forse proprio in nome di questa semplicità da rock divertente e senza pretese.
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La recensione Coconut Fudge di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-01-12 00:00:00
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