Ripensando agli ultimi lavori di Carmen Consoli, si capisce bene perché la cantantessa si sia invaghita delle canzoni del concittadino Fabio Abate e abbia deciso di prenderlo sotto la sua Narciso Records. "Itinerario precario" è un disco che trasuda meridionalità e spirito zingaro. Otto racconti di precariato, esistenziale, lavorativo, sentimentale, che si dipanano languidi fra il Mediterraneo e le terre del jazz e del tango. Melodie che sanno di antico, di fumo, di balere e milonghe, di film in bianco e nero, di feste popolari e notti di scirocco. Mandolini, bouzuki, fisarmoniche, ritmi di valzer, il soave immaginario poetico e una voce indolente, però, non celano lo sguardo vigile che traspare dai testi. Dietro le metafore e un linguaggio rétro ("900mila lire al mese", "la donzella poco intelligente"…) si vedono distintamente due occhi ben aperti sull'attualità: il "Precario" e il "Povero pagliaccio" sono personaggi tristemente noti a tutti noi sventurati italiani degli anni 2000. Poi ogni tanto quegli occhi si chiudono, per dipingere le visioni ermetiche di "La bestia che c'è in noi", o la figura romantica del "Guapo" che "amava l'impeto del mare". Oppure per parlare, semplicemente, d'amore. L'amore sanguigno di "Davanti a te", quello mistico di "Angela", l'amore crudele di "Senza farsi male" - che avevamo già ascoltato dalla voce della Consoli, nella colonna sonora del film "L'uomo che ama".
E seguendo gli itinerari dell'album, si ha l'impressione che "l'uomo che ama" sia un titolo buono anche a definire questo nuovo cantautore: un uomo che ama la musica, le parole, la strada, la vita.
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La recensione Itinerario precario di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-04-12 00:00:00
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