Buone nuove per i facinorosi del brit pop. Dalle parti di Novara si aggirano quattro tizi che devono aver ciucciato aria di Londra (e ampi dintorni) insieme al latte materno. A dispetto del nome, che evoca appartamenti di lusso e vestiti Prada, i Park Avenue suonano come se avessero passato la vita fra pub, stadio e sobborghi di Manchester. Le prime note sono gioia pura per i new wavers: un riff che sembra arrivare dritto dal 1980. Siamo forse al cospetto degli Editors del Piemonte? si starà chiedendo il lettore. La risposta è no. Il momento Joy Division dura solo il tempo della prima canzone, poi prendono il sopravvento ispirazioni più fine millennio/inizi anni zero: Stereophonics ("Goldenmind", "Dawn"), Placebo ("South Road"), Snow Patrol ("Runaway Boy") e tutta la compagnia delle band indie-mainstream melodico-rock. Cosa che naturalmente non fa dei Park Avenue quello che si dice un gruppo innovativo, anzi. Non c'è una canzone una che spicchi fra le altre, né per qualità né per originalità: tutto si fa ascoltare senza sussulti. Però, appunto, si fa ascoltare. Anche più di una volta, e con piacere. Non si può dire che non siano scolari diligenti. Il compito, adesso, è ringraziare i maestri e andare avanti senza di loro.
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La recensione Time to di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-03-30 00:00:00
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