"Offerte anti crisi". La cura ad una crisi economico-sociale, ad una lacerazione collettiva. È stato questo il mio primo pensiero, ancora prima di ascoltare il disco. Invece no. Appena la musica è partita, mi sono ricreduta. Le "Offerte anti crisi" del Rullo compressore e il Violino si stringono in una dimensione intima, privata. È un disco visuale, immaginifico, di tracce di storie personali. Si "vedono" i viaggi. Nelle attese alla "Berlin Station", con Berlino stretta negli occhi. Nelle scalate delle stelle di "Buzz Aldrin". Si "vedono" i ricordi delle mani intirizzite nelle giornate passate a giocare a "Pallate di neve a mani nude". Di lei e dei suoi dettagli.
Quelle del Rullo compressore e il Violino sono trame strumentali minimali, di un electro pop sfrangiato, essenziale. Suoni digitali, beat opachi. Sonorità circolari e sottili. Rumorismi della stessa consistenza della realtà che si intrufola nel sonno o del sonno che si intrufola nella realtà. Sono melodie sospese. Sono le parole non dette, asciugate in gola. Che non esplodono mai ma rimbombano soffocate. Un'elettronica che mi fa pensare alle sospensioni e ai silenzi musicali di Murcof.
C'è una malinconia di fondo in tutto il disco. Una malinconia dolce, attutita che richiama il senso di fascinazione dei Lali Puna, di Khonnor. Come il tenere a sé un momento lontano e ridargli i colori inghiottiti dal tempo. Tutto sembra proprio calibrato sulle distanze: sul vicino, sul lontano e sul viaggio lungo la linea che unisce vicino e lontano.
"Merrily like a whore [Carestia]". Forse il momento più bello. Con quell'assolo di tromba solenne. Suona come un discorso in cui scandisci ogni parola per esaltarne il senso. Arriva all'improvviso, inaspettato. Soffia e si ritira nello stesso silenzio da cui è venuto.
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