E’ incredibile quanti proseliti abbiano fatto i Motorpsycho nel nostro paese: almeno una band emergente su due palesa la loro influenza. Tra questi i Lecrevisse di Verona, un gruppo che dimostra sin dal primo ascolto di avere grandi doti, ma anche qualche limite. Tra le doti si segnalano le notevoli capacità strumentali di tutti i componenti, sia a livello individuale che di insieme, la capacità di riprendere in maniera impeccabile sonorità molto distanti tra loro come lo space rock dei Pink Floyd e l’hard-rock degli Alice In Chains, il perfetto inserimento di strumenti 'colti' quali il violino e il theremin. Il giudizio sulla voce, invece, si rivela più problematico; seppur tecnicamente impeccabili, le parti vocali sembrano molte volte essere un surplus di cui la base strumentale farebbe volentieri a meno. Inoltre i testi in italiano, peraltro giustificati da una dichiarata passione per Ivano Fossati, ancorano ad un livello locale una musica che sembra voler prendere il volo verso altri più importanti lidi. C’è forse un eccesso di superbia in questo voler assimilare tante disparate fonti, nel voler proporsi sia a un grande pubblico che ad un circolo di intenditori, nel voler sfoggiare a piè spinto la propria perizia strumentale, nella prolissità di un disco d’esoridio di 72 minuti...
Va bene, penso di aver criticato abbastanza, è ora di passare alle lodi. Sì perché effettivamente in questo cd ci sono alcuni episodi notevoli, piccoli gioielli di psichedelia neanche troppo retro che farebbero gola anche a grandi revivalisti americani quali Polvo e Subarachnoid Space (!). Mi riferisco a “Riluce”, un raga rock trasportato da un vortice di percussioni esotiche; a “Spleen (I)”, raffinata suite per violino, theremin e vento; a “Spleen (II)” la cui improvvisazione strumentale si libra verso una musica cosmica estremamente evocativa. Risolvendo qualche dubbio di cui sopra ci si può aspettare grandi cose da loro.
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